CONFERENZA
DEI SINDACI
per
la presentazione di una proposta di legge recante “disposizioni in
tema di pignorabilità della prima casa e dei beni mobili e immobili
strumentali all'esercizio di imprese, arti e professioni e di riforma
del sistema di riscossione esattoriale”
Lettera
anticipata tramite mail
Ill.mo
Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Enrico Letta
Presidenza
del Consiglio dei Ministri
Palazzo
Chigi
Piazza
Colonna 370
00187
ROMA
OGGETTO:
Trasmissione schema proposta di legge e ordine del giorno approvati
dalla Conferenza dei Sindaci l'11 luglio 2013 - Richiesta audizione
urgente.
Ill.mo
Signor Presidente del Consiglio,
mi
permetto di scriverLe su mandato di tanti Sindaci ed amministratori
di ogni parte del Paese, per sottoporre alla Sua autorevole
attenzione una proposta che punta a riformare alcune disposizioni in
materia di espropriazioni immobiliari e di riscossione esattoriale, e
per chiederLe una audizione urgente in modo da poterLe rappresentare,
insieme ai rappresentanti dei Comuni che hanno condiviso tale
proposta, le ragioni e il senso della medesima.
Lei
ha certamente appreso della tragedia che, alcune settimane or sono,
ha investito la Città di Vittoria, travolgendo, con la morte del
Signor Giovanni Guarascio, un nucleo familiare conosciuto ed
apprezzato per la propria laboriosità ed integrità morale, ma
ponendo anche a durissima prova le “corde” più intime di una
intera Comunità.
Il
dramma di questa famiglia, coincide, Signor Presidente, con quello
che centinaia di migliaia di cittadini italiani stanno vivendo nel
nostro Paese, a causa dell'incalzare della crisi ma anche di
disposizioni legislative, in alcuni casi irrazionalmente brutali, che
hanno moltiplicato disgregazione dei tessuti familiari e sociali,
determinando esclusione e marginalità. Donne ed uomini cui spesso
non si esita, per debiti anche irrisori, a sottrarre la casa o
l'immobile destinato all'esercizio di una attività economica, anche
quando costituiscano l'unico alloggio e l'unica opportunità per un
basilare sostentamento.
Profondamente
toccata, nella propria sensibilità, da questa tragedia,
l'Amministrazione Comunale di Vittoria si è subito posta il problema
del come determinare i presupposti per una riforma di alcune norme
del nostro sistema legislativo, tale da impedire, nei limiti del
possibile, che tristissime situazioni come quella determinatasi
possano ripetersi nel futuro.
Così,
è stata predisposta una proposta di legge di iniziativa popolare, il
cui testo è stato trasmesso ai Sindaci dei Comuni italiani di
maggiori dimensioni demografiche.
Considerate
le molte adesioni pervenute, si è quindi deciso di convocare una
assemblea informale dei Sindaci, che si è tenuta sabato 1 giugno in
Città con la partecipazione degli amministratori di decine di Comuni
prevalentemente siciliani, che hanno assunto la decisione di
costituirsi in una Conferenza di Sindaci.
Le
settimane che hanno seguito detta prima assemblea sono state
caratterizzate da un intenso lavoro. In particolare, sono state
raccolte e attentamente valutate le osservazioni trasmesse dai
Sindaci, che hanno condotto ad una ulteriore stesura. Come, da
ultimo, sono state approfondite le riforme recate, in questa materia,
dall'art. 52 del Decreto Legge 69/2013 varato dal Governo da Ella
presieduto, il cui sopraggiungere ha determinato la necessità di una
ultima stesura della nostra proposta, che è stata definitivamente
approvata dalla Conferenza dei Sindaci in occasione della recente sua
seduta tenutasi l'11 luglio 2013.
In
questa ultima assemblea, i Sindaci hanno approvato all'unanimità un
Ordine del Giorno, che allego alla presente (cui è unito lo schema
finale della nostra proposta, redatta in n. 11 articoli), dandomi
mandato, in qualità di estensore della stessa proposta, di
trasmetterlo, unitamente al predetto schema, alla Sua autorevole
attenzione, a quella di taluni Ministri, ai Presidenti della Camera
dei Deputati e del Senato della Repubblica, e a quelli delle
Commissioni permanenti, competenti per materia, di entrambi i Rami
del Parlamento. Trasmissione cui si accompagna la richiesta di
fissare le date per una o più audizioni urgenti, da tenersi comunque
entro il corrente mese di luglio 2013, in modo che i Sindaci possano
illustrare sia a Lei che agli altri autorevoli Interlocutori la
necessità, da tutti loro condivisa, che le norme contenute nella
proposta come sopra definita siano integralmente recepite in sede di
conversione in legge del predetto D.L. n. 69/2013.
La
Conferenza dei Sindaci ha inoltre deciso di trasmettere lo schema
finale, unitamente al citato Ordine del Giorno, a tutti i Sindaci, i
Presidenti delle Regioni e delle Provincie, e ai ai gruppi
parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica,
perchè possa essere fatto proprio e perchè i rappresentanti degli
Enti citati possano anche valutare l'opportunità di un proprio
intervento alle audizioni come sopra richieste; ed ancora, per
conoscenza, alle organizzazioni sindacali e di categoria, alle
associazioni professionali e ai rappresentanti delle formazioni della
società civile.
La
Conferenza dei Sindaci si è infine riservata, all'esito del percorso
tracciato, qualsiasi decisione in merito alle iniziative da
intraprendere, anche in relazione a una possibile apertura dell'iter
di cui all'art. 71 della Costituzione, che, al momento, è stato
accantonato prima di tutto per ragioni di sensibilità istituzionale,
essendo prossimo l'esame da parte del Parlamento delle disposizioni
di cui al predetto art. 52 del Decreto Legge 69/2013, comunque
sintomatiche di una sensibilità per le problematiche che ne formano
oggetto.
Rinviando
ogni ulteriore approfondimento alle audizioni, che sono certo saranno
fissate in tempi compatibili con le esigenze illustrate, desidero fin
d'ora esternarLe la nostra condivisione di massima, ferma
l'opportunità delle integrazioni contenute nella nostra proposta,
per la quasi totalità delle disposizioni recate dal citato art. 52
(co. I, lett. da a) a d) e da e) a l), co. II e III), che riteniamo
rispondere all'apprezzabile tentativo di riformare il meccanismo di
riscossione esattoriale.
Contemporaneamente,
non posso nasconderLe la nostra delusione per alcune omissioni e
lacune, peraltro sottolineate, fin dalla pubblicazione del D.L.
69/2013, da rappresentanti dei Comuni e delle organizzazioni
professionali e sindacali.
In
particolare, siamo delusi che il Suo Governo si sia limitato ad una
riforma, peraltro parziale, del sistema di riscossione, senza
accompagnarla con un intervento normativo capace di incidere, quanto
meno in alcune situazioni limite e senza per questo demolire le
fondamenta del sistema creditizio, sui meccanismi di espropriazione
immobiliare promossi dalle aziende e dagli istituti di credito e
dagli intermediari finanziari.
Siamo
ancora delusi che l'impossibilità per l'agente di riscossione di
"dar corso", al ricorrere dei presupposti indicati,
all'espropriazione dell'unico immobile di proprietà del debitore
adibito a uso abitativo non si sia accompagnata a misure dirette a
sancire barriere analoghe per gli immobili strumentali all'esercizio
di un mestiere, di un'arte o di una professione, per utilizzare
termini tecnici.
Ci
risulta ancora paradossale che, mentre ben può essere sottratto,
ricorrendo le condizioni descritte, ad una procedura di
espropriazione promossa dall'agente di riscossione un immobile
destinato ad abitazione di ingente valore di mercato, non si sia
ritenuto di stabilire uno sbarramento analogo, anche nei confronti
del predetto agente di riscossione, per gli immobili prima citati,
anche quando si tratti degli unici beni necessari per l'esercizio di
una attività economica e anche quando siano su tale esercizio si
fondino le possibilità del debitore e del suo nucleo familiare di
sopperire ai propri elementari fabbisogni di sussistenza.
Come
pure, ci saremmo aspettati interventi normativi mirati con
riferimento ai beni mobili strumentali all'esercizio delle attività
economiche, che, allo stato attuale del sistema, possono continuare a
formare oggetto di espropriazione, concorrendo a determinare la
paralisi di comparti posti a durissima prova dall'attuale
congiuntura.
Ci
appare ancora sorprendente che non si sia ritenuto di riformare il
sistema delle espropriazioni, in particolare immobiliari, prevedendo
la necessità del possesso di requisiti morali e di ordine pubblico
in capo ai soggetti che intendano partecipare alle aste pubbliche.
Sorprendente, in quanto in questi anni le inchieste condotte da molte
Procure hanno dimostrato come le aste siano anche frequentate da
soggetti e gruppi criminali, mentre è l'esperienza a dare atto della
concomitante partecipazione di soggetti e gruppi che, seppure non
legati alla criminalità, sono dediti a pratiche spregiudicate e
dirette a lucrare sui drammi altrui.
Ci
lascia infine quanto meno perplessi l'attuale meccanismo che, per i
debiti contratti nei confronti dell'erario, garantisce a tutti i
soggetti, indistintamente, di accedere, nelle ipotesi contemplate
della prima casa, al “blocco” delle procedure espropriative, non
distinguendo tra quanti hanno assolto correttamente i propri obblighi
nei confronti dello Stato (o, pur avendolo fatto in passato, sono in
seguito stati impossibilitati a
farlo per situazioni indipendenti dai propri intendimenti), e quanti
hanno sempre eluso i superiori obblighi di cittadini, commettendo
anche reati ed essendo per questo condannati. Ciò non è eticamente
accettabile e le condizioni per l'accesso ai benefici sono, a nostro
parere, da riformulare.
Signor
Presidente del Consiglio, i Sindaci non hanno atteso il Decreto Legge
69/2013 per mobilitarsi.
Lo
hanno fatto con una proposta realistica, che non intende suscitare
facili consensi, ma aggredire i nodi di un sistema in parte iniquo
con strumenti equilibrati e soluzioni praticabili.
I
Sindaci non hanno inteso enunciare principi astratti, ben coscienti,
ad esempio, che una ipotetica e
generale declaratoria di impignorabilità delle abitazioni o degli
immobili strumentali all'esercizio d'impresa sarebbe stata
equivalente a una sostanziale immunità per i debiti contratti dai
cittadini nei confronti degli istituti di credito o dell'erario,
debiti che, pertanto, avrebbero potuto rimanere inadempiuti senza
conseguenze sui patrimoni dei debitori. Ipotesi decisamente scartata
in quanto, oltre a risultare eticamente inaccettabile, condurrebbe
con estrema probabilità a distorsioni sui comportamenti di quanti
potrebbero essere indotti a organizzare il proprio patrimonio su
prime case inattaccabili, ma anche sul mercato del credito.
Per
questo, gli sbarramenti posti, nella nostra proposta, agli istituti
di credito per quanto attiene l'espropriazione su abitazioni e
immobili “strumentali” è limitato a ipotesi residuali, e
accompagnato dall'esigenza di mantenere inalterate le garanzie
concesse ai predetti enti, tramite un meccanismo di conversione
automatica dei contratti in essere in prestiti vitalizi ipotecari,
istituto creato dal Legislatore statale nel 2005. Si aggiunga che, a
nostro parere, potrebbe essere nell'interesse dello stesso sistema
bancario sostenere questa misura. Come infatti noto, l'incalzare
della crisi e la riduzione di liquidità, unite a considerazioni di
ordine psicologico che hanno rallentato i consumi e indotto decisioni
di prudenza, stanno rallentando la tempistica di aggiudicazione degli
immobili posti all'asta e il risultato delle medesime aste non copre
odiernamente se non una parte ridottissima del credito per la cui
realizzazione si procede. Circostanze che rendono quindi evidente
come un sostanziale differimento, limitato ad alcune categorie di
beni e a delimitate categorie di soggetti, possa risultare
compatibile anche con le legittime aspettative degli attori del
sistema del credito.
Signor
Presidente del Consiglio, queste sono le ragioni che ci hanno indotto
a scriverLe questa nostra, che siamo certi, sarà da Lei utilmente
considerata. Ci piace pensare che la proposta che, con fatica,
abbiamo definito, che si fa carico delle problematiche sopra
illustrate ipotizzando possibili soluzioni, e che trasmettiamo alla
Sua attenzione, non appartiene solo a noi. Ci piace pensare che essa
appartenga a quanti in questi anni, dalla società civile, dal
sindacato, dalle associazioni professionali e di categoria, si sono
battuti per un sistema più equo; a quanti sono stati e sono travolti
da una congiuntura drammatica e a causa di ciò, dopo anni di
comportamenti virtuosi, non sono più in grado di onorare un debito
nei confronti dello Stato o di un istituto bancario. Certamente, essa
appartiene anche ai sindaci e agli amministratori delle metropoli
come dei comuni medi e periferici, che non possono sostenere il peso
morale dei tanti drammi che accompagnano la vita della propria gente,
non disponendo neppure delle risorse per far fronte alle necessità abitative
e all'assistenza economica di centinaia di migliaia di famiglie
costrette alla marginalità e all'esclusione sociale, e sospinti in
alcuni casi all'autodistruzione.
Per
questo, Signor Presidente del Consiglio, siamo fiduciosi che Lei
saprà accogliere il nostro appello e consentirci di esporLe le
nostre ragioni.
RingraziandoLa
anticipatamente, e in attesa di Suo cortese riscontro, Le porgo, a
nome prima di tutto della Conferenza dei Sindaci ed anche mio
personale
Distinti
Saluti
L'Assessore
alla Trasparenza
delegato
dalla Conferenza dei Sindaci
(Avv.
Piero Gurrieri)
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