giovedì 11 luglio 2013

La lettera al Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Enrico Letta

CONFERENZA DEI SINDACI
per la presentazione di una proposta di legge recante “disposizioni in tema di pignorabilità della prima casa e dei beni mobili e immobili strumentali all'esercizio di imprese, arti e professioni e di riforma del sistema di riscossione esattoriale”

Lettera anticipata tramite mail

Ill.mo Signor Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Enrico Letta
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Palazzo Chigi
Piazza Colonna 370
00187 ROMA
OGGETTO: Trasmissione schema proposta di legge e ordine del giorno approvati dalla Conferenza dei Sindaci l'11 luglio 2013 - Richiesta audizione urgente.

Ill.mo Signor Presidente del Consiglio,
mi permetto di scriverLe su mandato di tanti Sindaci ed amministratori di ogni parte del Paese, per sottoporre alla Sua autorevole attenzione una proposta che punta a riformare alcune disposizioni in materia di espropriazioni immobiliari e di riscossione esattoriale, e per chiederLe una audizione urgente in modo da poterLe rappresentare, insieme ai rappresentanti dei Comuni che hanno condiviso tale proposta, le ragioni e il senso della medesima.
Lei ha certamente appreso della tragedia che, alcune settimane or sono, ha investito la Città di Vittoria, travolgendo, con la morte del Signor Giovanni Guarascio, un nucleo familiare conosciuto ed apprezzato per la propria laboriosità ed integrità morale, ma ponendo anche a durissima prova le “corde” più intime di una intera Comunità.
Il dramma di questa famiglia, coincide, Signor Presidente, con quello che centinaia di migliaia di cittadini italiani stanno vivendo nel nostro Paese, a causa dell'incalzare della crisi ma anche di disposizioni legislative, in alcuni casi irrazionalmente brutali, che hanno moltiplicato disgregazione dei tessuti familiari e sociali, determinando esclusione e marginalità. Donne ed uomini cui spesso non si esita, per debiti anche irrisori, a sottrarre la casa o l'immobile destinato all'esercizio di una attività economica, anche quando costituiscano l'unico alloggio e l'unica opportunità per un basilare sostentamento.
Profondamente toccata, nella propria sensibilità, da questa tragedia, l'Amministrazione Comunale di Vittoria si è subito posta il problema del come determinare i presupposti per una riforma di alcune norme del nostro sistema legislativo, tale da impedire, nei limiti del possibile, che tristissime situazioni come quella determinatasi possano ripetersi nel futuro.
Così, è stata predisposta una proposta di legge di iniziativa popolare, il cui testo è stato trasmesso ai Sindaci dei Comuni italiani di maggiori dimensioni demografiche.
Considerate le molte adesioni pervenute, si è quindi deciso di convocare una assemblea informale dei Sindaci, che si è tenuta sabato 1 giugno in Città con la partecipazione degli amministratori di decine di Comuni prevalentemente siciliani, che hanno assunto la decisione di costituirsi in una Conferenza di Sindaci.
Le settimane che hanno seguito detta prima assemblea sono state caratterizzate da un intenso lavoro. In particolare, sono state raccolte e attentamente valutate le osservazioni trasmesse dai Sindaci, che hanno condotto ad una ulteriore stesura. Come, da ultimo, sono state approfondite le riforme recate, in questa materia, dall'art. 52 del Decreto Legge 69/2013 varato dal Governo da Ella presieduto, il cui sopraggiungere ha determinato la necessità di una ultima stesura della nostra proposta, che è stata definitivamente approvata dalla Conferenza dei Sindaci in occasione della recente sua seduta tenutasi l'11 luglio 2013.
In questa ultima assemblea, i Sindaci hanno approvato all'unanimità un Ordine del Giorno, che allego alla presente (cui è unito lo schema finale della nostra proposta, redatta in n. 11 articoli), dandomi mandato, in qualità di estensore della stessa proposta, di trasmetterlo, unitamente al predetto schema, alla Sua autorevole attenzione, a quella di taluni Ministri, ai Presidenti della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, e a quelli delle Commissioni permanenti, competenti per materia, di entrambi i Rami del Parlamento. Trasmissione cui si accompagna la richiesta di fissare le date per una o più audizioni urgenti, da tenersi comunque entro il corrente mese di luglio 2013, in modo che i Sindaci possano illustrare sia a Lei che agli altri autorevoli Interlocutori la necessità, da tutti loro condivisa, che le norme contenute nella proposta come sopra definita siano integralmente recepite in sede di conversione in legge del predetto D.L. n. 69/2013.
La Conferenza dei Sindaci ha inoltre deciso di trasmettere lo schema finale, unitamente al citato Ordine del Giorno, a tutti i Sindaci, i Presidenti delle Regioni e delle Provincie, e ai ai gruppi parlamentari della Camera dei Deputati e del Senato della Repubblica, perchè possa essere fatto proprio e perchè i rappresentanti degli Enti citati possano anche valutare l'opportunità di un proprio intervento alle audizioni come sopra richieste; ed ancora, per conoscenza, alle organizzazioni sindacali e di categoria, alle associazioni professionali e ai rappresentanti delle formazioni della società civile.
La Conferenza dei Sindaci si è infine riservata, all'esito del percorso tracciato, qualsiasi decisione in merito alle iniziative da intraprendere, anche in relazione a una possibile apertura dell'iter di cui all'art. 71 della Costituzione, che, al momento, è stato accantonato prima di tutto per ragioni di sensibilità istituzionale, essendo prossimo l'esame da parte del Parlamento delle disposizioni di cui al predetto art. 52 del Decreto Legge 69/2013, comunque sintomatiche di una sensibilità per le problematiche che ne formano oggetto.
Rinviando ogni ulteriore approfondimento alle audizioni, che sono certo saranno fissate in tempi compatibili con le esigenze illustrate, desidero fin d'ora esternarLe la nostra condivisione di massima, ferma l'opportunità delle integrazioni contenute nella nostra proposta, per la quasi totalità delle disposizioni recate dal citato art. 52 (co. I, lett. da a) a d) e da e) a l), co. II e III), che riteniamo rispondere all'apprezzabile tentativo di riformare il meccanismo di riscossione esattoriale.
Contemporaneamente, non posso nasconderLe la nostra delusione per alcune omissioni e lacune, peraltro sottolineate, fin dalla pubblicazione del D.L. 69/2013, da rappresentanti dei Comuni e delle organizzazioni professionali e sindacali. 
In particolare, siamo delusi che il Suo Governo si sia limitato ad una riforma, peraltro parziale, del sistema di riscossione, senza accompagnarla con un intervento normativo capace di incidere, quanto meno in alcune situazioni limite e senza per questo demolire le fondamenta del sistema creditizio, sui meccanismi di espropriazione immobiliare promossi dalle aziende e dagli istituti di credito e dagli intermediari finanziari.
Siamo ancora delusi che l'impossibilità per l'agente di riscossione di "dar corso", al ricorrere dei presupposti indicati, all'espropriazione dell'unico immobile di proprietà del debitore adibito a uso abitativo non si sia accompagnata a misure dirette a sancire barriere analoghe per gli immobili strumentali all'esercizio di un mestiere, di un'arte o di una professione, per utilizzare termini tecnici.
Ci risulta ancora paradossale che, mentre ben può essere sottratto, ricorrendo le condizioni descritte, ad una procedura di espropriazione promossa dall'agente di riscossione un immobile destinato ad abitazione di ingente valore di mercato, non si sia ritenuto di stabilire uno sbarramento analogo, anche nei confronti del predetto agente di riscossione, per gli immobili prima citati, anche quando si tratti degli unici beni necessari per l'esercizio di una attività economica e anche quando siano su tale esercizio si fondino le possibilità del debitore e del suo nucleo familiare di sopperire ai propri elementari fabbisogni di sussistenza.
Come pure, ci saremmo aspettati interventi normativi mirati con riferimento ai beni mobili strumentali all'esercizio delle attività economiche, che, allo stato attuale del sistema, possono continuare a formare oggetto di espropriazione, concorrendo a determinare la paralisi di comparti posti a durissima prova dall'attuale congiuntura.
Ci appare ancora sorprendente che non si sia ritenuto di riformare il sistema delle espropriazioni, in particolare immobiliari, prevedendo la necessità del possesso di requisiti morali e di ordine pubblico in capo ai soggetti che intendano partecipare alle aste pubbliche. Sorprendente, in quanto in questi anni le inchieste condotte da molte Procure hanno dimostrato come le aste siano anche frequentate da soggetti e gruppi criminali, mentre è l'esperienza a dare atto della concomitante partecipazione di soggetti e gruppi che, seppure non legati alla criminalità, sono dediti a pratiche spregiudicate e dirette a lucrare sui drammi altrui.
Ci lascia infine quanto meno perplessi l'attuale meccanismo che, per i debiti contratti nei confronti dell'erario, garantisce a tutti i soggetti, indistintamente, di accedere, nelle ipotesi contemplate della prima casa, al “blocco” delle procedure espropriative, non distinguendo tra quanti hanno assolto correttamente i propri obblighi nei confronti dello Stato (o, pur avendolo fatto in passato, sono in seguito stati impossibilitati a farlo per situazioni indipendenti dai propri intendimenti), e quanti hanno sempre eluso i superiori obblighi di cittadini, commettendo anche reati ed essendo per questo condannati. Ciò non è eticamente accettabile e le condizioni per l'accesso ai benefici sono, a nostro parere, da riformulare.
Signor Presidente del Consiglio, i Sindaci non hanno atteso il Decreto Legge 69/2013 per mobilitarsi.
Lo hanno fatto con una proposta realistica, che non intende suscitare facili consensi, ma aggredire i nodi di un sistema in parte iniquo con strumenti equilibrati e soluzioni praticabili.
I Sindaci non hanno inteso enunciare principi astratti, ben coscienti, ad esempio, che una ipotetica e generale declaratoria di impignorabilità delle abitazioni o degli immobili strumentali all'esercizio d'impresa sarebbe stata equivalente a una sostanziale immunità per i debiti contratti dai cittadini nei confronti degli istituti di credito o dell'erario, debiti che, pertanto, avrebbero potuto rimanere inadempiuti senza conseguenze sui patrimoni dei debitori. Ipotesi decisamente scartata in quanto, oltre a risultare eticamente inaccettabile, condurrebbe con estrema probabilità a distorsioni sui comportamenti di quanti potrebbero essere indotti a organizzare il proprio patrimonio su prime case inattaccabili, ma anche sul mercato del credito.
Per questo, gli sbarramenti posti, nella nostra proposta, agli istituti di credito per quanto attiene l'espropriazione su abitazioni e immobili “strumentali” è limitato a ipotesi residuali, e accompagnato dall'esigenza di mantenere inalterate le garanzie concesse ai predetti enti, tramite un meccanismo di conversione automatica dei contratti in essere in prestiti vitalizi ipotecari, istituto creato dal Legislatore statale nel 2005. Si aggiunga che, a nostro parere, potrebbe essere nell'interesse dello stesso sistema bancario sostenere questa misura. Come infatti noto, l'incalzare della crisi e la riduzione di liquidità, unite a considerazioni di ordine psicologico che hanno rallentato i consumi e indotto decisioni di prudenza, stanno rallentando la tempistica di aggiudicazione degli immobili posti all'asta e il risultato delle medesime aste non copre odiernamente se non una parte ridottissima del credito per la cui realizzazione si procede. Circostanze che rendono quindi evidente come un sostanziale differimento, limitato ad alcune categorie di beni e a delimitate categorie di soggetti, possa risultare compatibile anche con le legittime aspettative degli attori del sistema del credito.
Signor Presidente del Consiglio, queste sono le ragioni che ci hanno indotto a scriverLe questa nostra, che siamo certi, sarà da Lei utilmente considerata. Ci piace pensare che la proposta che, con fatica, abbiamo definito, che si fa carico delle problematiche sopra illustrate ipotizzando possibili soluzioni, e che trasmettiamo alla Sua attenzione, non appartiene solo a noi. Ci piace pensare che essa appartenga a quanti in questi anni, dalla società civile, dal sindacato, dalle associazioni professionali e di categoria, si sono battuti per un sistema più equo; a quanti sono stati e sono travolti da una congiuntura drammatica e a causa di ciò, dopo anni di comportamenti virtuosi, non sono più in grado di onorare un debito nei confronti dello Stato o di un istituto bancario. Certamente, essa appartiene anche ai sindaci e agli amministratori delle metropoli come dei comuni medi e periferici, che non possono sostenere il peso morale dei tanti drammi che accompagnano la vita della propria gente, non disponendo neppure delle risorse per far fronte alle necessità abitative e all'assistenza economica di centinaia di migliaia di famiglie costrette alla marginalità e all'esclusione sociale, e sospinti in alcuni casi all'autodistruzione.
Per questo, Signor Presidente del Consiglio, siamo fiduciosi che Lei saprà accogliere il nostro appello e consentirci di esporLe le nostre ragioni.
RingraziandoLa anticipatamente, e in attesa di Suo cortese riscontro, Le porgo, a nome prima di tutto della Conferenza dei Sindaci ed anche mio personale
Distinti Saluti
L'Assessore alla Trasparenza
delegato dalla Conferenza dei Sindaci
(Avv. Piero Gurrieri)



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